Ristorante con cucina tipica dell'appennino a cavallo tra Piemonte e Liguria

Nato da un’”idea” del mio bisnonno Giovanni Battista Puppo (“Gianin”), fu aperto nel 1911 come “osteria con stallaggio e mescita di vino”, infatti all’attività commerciale era abbinata la coltivazione di vigneti di proprietà e la produzione di vino nelle cantine di casa. La prima denominazione fu “Osteria Cremenna”, dall’antico nome del paese. Nel primo dopoguerra nella gestione del locale si affiancò mio nonno, Matteo Puppo (detto “Matlin” o Matelin), che grazie all’abilità di cuoca di mia nonna Rosetta Olivieri rinnovò l’offerta culinaria ampliando il menu con le ricette tipiche della tradizione non solo piemontese ma anche ligure: non a caso l’osteria divenne meta abituale delle compagnie di canto popolare ligure, i cosiddetti “trallallero”. In quel periodo nacque la ricetta dei “Ravioli” che ancora oggi sono il fiore all’occhiello dei nostri piatti.

Nel secondo dopoguerra mio padre Italo Puppo con mia madre Fosca Ferrando gettarono le basi di quello che oggi è il “Ristorante Vetta” vero e proprio, aumentando la capienza del ristorante e cercando di mantenere viva la tradizione gastronomica locale nel rispetto di un favorevole rapporto qualità / prezzo. Nel febbraio 1989 sono subentrato alla guida del “Vetta” con mia moglie Lorena Uccello, che si è assunta l’impegno e la responsabilità della cucina, apprendendo da mia zia Olga i segreti delle ricette di famiglia.

Nel febbraio del 2020 sono entrati in società con noi tre ragazzi professionalmente preparati, con una grande voglia di impegnarsi e di portare nuove idee: Giovanni Baravalle e Loredana Nita. Per finire, vorrei ringraziare di cuore tutte le persone, dipendenti e non, che hanno contribuito al successo di questa “idea” e in particolare Vito Di Francesco, storico responsabile di sala che è rimasto con noi per un’infinità di tempo, dimostrando lealtà nei confronti della nostra famiglia e della nostra attività.

In conclusione mi sento di dire che ogni generazione ha contribuito a mantenere “vivo” e a migliorare il ristorante, e sono sicuro che anche la ”quinta generazione” continuerà nella storica tradizione del locale.

Fabrizio Puppo

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